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46 | grazia deledda |
to tutti gli furono intorno felicitandosi che aveva avuto il coraggio di ferire sé stesso. Lui non ci capiva niente e piangeva, e non vedeva l’ora d’andare a fare bòtte con i compagni: almeno sapeva che aveva un numero di armi pari, cioè due pugni e due piedi, senza tanti acrobatismi.
* * *
A costringerlo ancora piú alla fuga che già aveva progettato furono le confidenze di una vecchia serva che da giovane era stata amica di Pan-a. In una notte silenziosa, quando Giaffà non poteva prendere sonno per lo sventolío che facevano quattro schiavi con grandi ventagli di piume per difenderlo dalle zanzare — a Giaffà, anche grandi come un aeroplano, non avevano mai dato fastidio, — ecco che la vecchia serva entra nella camera sontuosa. Giaffà grida agli schiavi:
— E andate alla malora! —
A quelli non parve vero e scomparvero con le braccia indolenzite dai ventagli: si riunirono in un certo luogo, giocarono, bevvero, litigarono, si scambiarono una quantità di pugni e le loro braccia furono ancora piú indolenzite. Cosí, in gene-