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ultime avventure di giaffà 39


— Eh!? — E mostrò la scacchiera. Tori-li guardò incuriosita, poi sembrò che si divertisse.

— Aspetta.

Entrò superba senza nemmeno chiedere permesso, e fece male, nella stanza dell’estate dove il padre teneva udienza. Il Mandarino aveva già decretato diecimila decapitazioni, quindicimila imprigionamenti, diciottomila frustature per i sudditi: colpevoli o non colpevoli.

Quando entrò la figlia cominciò a tremare d’affetto:

— Salute e sii fortunata — le disse alzandosi senza aver bisogno dei due schiavi che, in generale, quando camminava gli sorreggevano la pancia. La figlia arricciò il naso e non si degnò nemmeno di rispondere. Fece un piccolo cenno.

— Andate via, maledetti! — urlò il Mandarino: e tutti i dignitari, i piú alti personaggi dello Stato, i ministri, i giudici, i generali, se la sgattaiolarono chi da una parte, chi dall’altra, in un lampo.

— Tutti assolti! — tuonò il gran Mandarino. Poi si volse con un ineffabile e timoroso sorriso alla figlia e mormorò: