Pagina:Deledda - Giaffà, Sandron, 1931.djvu/31


prime avventure di giaffà 25


— Buona corsa; buona corsa! — gridò. La lepre fuggí: il cacciatore s’avvicinò a Giaffà, gli diede tanti calci, e gli disse:

— Un’altra volta ti devi fermare e dire a bassa voce: — Cento come questo! cento come questo! —

Giaffà andò via quasi piangendo, col suo pajolino sfondato infilato al braccio.

Cammina, cammina, vide un funerale; si fermò e cominciò a mormorare:

— Cento come questo, cento come questo!

Qualcuno lo udí, gli si fermò vicino, e quando il funerale fu lontano, prese Giaffà per le orecchie, gliele tirò sino a farlo diventar rosso, e gli disse:

— Sacrilego, cuore di pietra, quando un’altra volta ti capita, devi inginocchiarti e pregare. —

Il disgraziato si mise a piangere e andò via deciso in cuor suo di non lasciarsi piú bastonare né tirar le orecchie. E vide un povero cane morto, buttato su un letamajo: subito s’inginocchiò e si mise a pregare. E rimase così finché passò un contadino, che si mise a ridere.

— Perché ridi? — chiese Giaffà.

— Tu sei un matto — disse il contadino —