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prime avventure di giaffà 13

te i ciottoli sul bianco volto della povera statua.

Era verde d’ira, e si meravigliava come neppure allora la statua parlasse o pagasse. Ma a un tratto il viso di Giaffà s’illuminò di gioia, e i suoi occhietti obliqui, color rame, brillarono. A furia di picchiare, la testa della statua si era fracassata, e cadendo al suolo aveva sparso un tesoro nascosto in lei; una grande quantità di monete d’oro che avevano precisamente per effigie la testa del santo filosofo Confucio.

Giaffà le raccolse con calma, le mise entro il suo paniere, mormorando:

— Ero sicuro che doveva pagarmi! — Sopra le monete pose una manata di spine, coprí tutto con un fazzoletto, e col prezioso paniere al braccio s’avviò allegramente a casa.

— Giaffà, Giaffà, — tutti gli chiedevano, — che cosa hai dentro quel paniere?

— Toccate, toccate! — rispondeva sogghignando.

Tutti toccavano, e punti dalle spine saltavano indietro gridando:

— Ahi! la mia mano!

— Eh, ve lo dicevo io di non toccare! — escla-