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116 grazia deledda

nemmeno arrivato che già era sparito fra le sue ganasce.

Tutti intorno erano beffardi e contenti del suo appetito aspettando le smorfie che avrebbe fatto quando il padrone gli avrebbe presentato il conto.

— Un po’ di frutta?

— Sí: due meloni della Kamciatka — rispose. Meloni costosissimi perché da quelle parti i meloni per il gran freddo, fanno solo nella fantasia dei favolisti.

Mangiò i meloni e si alzò tirando l’ultima buccia contro un decreto del Mandarino, attaccato alla parete in cui si proibiva, pena il taglio della testa, di lanciare scorze di frutta: si fece alla porta. Il trattore gli corse dietro e gli presentò il conto lungo come un lenzuolo.

— Signor Agara — disse con un sorriso. — Ecco, se non le dispiace.

— Ma io ho il conto in questa trattoria per un mese, e mi meraviglio come tu abbia la sfacciataggine di farmi pagare prima della scadenza, a me proprio a me che sono un cliente cosí onorato e preciso!, — esclamò Giaffà.

Il trattore rimase male. Poi balbettò:

— Su via! Si tratta che oggi lei ha mangiato