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112 | grazia deledda |
— Dieci volte meno una: e quest’una è proprio quella che ci ho in mano.
E gli tirò via la parrucca che sembrò il pelame della pannocchia.
— Cosa fai, Giaf..., Agara!? Tu lo sai che io non voglio....
— Ma io sono il tuo amico Agara? — disse con dolcezza Giaffà — e tante volte ti ho visto con il parrucchino e te l’ho spolverato. Lasciamelo qua: non mi riconosci?: abbiamo giocato tante volte insieme... e tu mi portavi nelle piazzette pili deserte per potermi meglio imbrogliare i fichi secchi.... non te ne ricordi? Io ti voglio però un gran bene e mi piace che tu mi faccia spolverare questo parrucchino. —
Giaffà stringeva la parrucca come i pescatori stringono le alghe dove forse c’è una perla.
Si-moi con la zucca nuda girava di qua, girava di là e sembrava che avesse un gran freddo.
— È uno scherzo che ti ho permesso molte volte, caro Agara. Adesso non mi piace più. Ridammi il parrucchino.
— Sicuro che te lo rendo... è roba della tua persona. Ma prima mi devi raccontare che cosa si dice in paese di quello sciocco di Giaffà. —