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strapazza, che non è più quello. E pareva così buono al suo ritorno, e prometteva tante cose! Abbiate pietà di noi, San Francesco mio, piccolo San Francesco mio, fatelo rientrare nella buona via, convertitelo voi, distaccatelo dai vizi, dai cattivi compagni, dalle cose del mondo. San Francesco, fratellino mio, fatemi questa grazia!
Il gran Santo severo, quasi truce, ascoltava dall’alto del suo altare rozzamente adorno di fiammanti fiori d’ogni mese. E parve esaudire la preghiera di zia Annedda, perchè quella sera stessa, a cena, Elias manifestò una sua idea. Si parlava di prete Porcheddu: alcuni lo criticavano, altri lo deridevano.
Elias, ancora ubriaco è vero, ma non molto, prese a difendere il suo amico, poi disse:
— Ebbene, abbaiate pure, cani rognosi, sparlate pure, egli s’infischia di voi, egli sta meglio del papa. E anch’io mi farò prete.
Tutti risero. Egli disse:
— Perchè ridete voi, pezzenti morti di fame, cani rognosi, animali, che altro non siete? Ebbene, sì, mi farò prete: e cosa ci vuole? il latino lo so leggere. E spero di portare a voi tutti il viatico e di sotterrarvi, morti di fame.
— Anche a me, fratello mio? — gridò Pietro.