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ed arida, attaccatevi bene alla vita di Elias, zia Annedda! La cavalla è stanca, tutta lucente di sudore; il puledrino non ne può più. Coraggio. L’accampamento è vicino; ecco la bella chiesa, con le casette intorno, col cortile, col muro di cinta, col portone spalancato. Sembra un castello tutto bianco e rosso sull’azzurro intenso del cielo, sul verde selvaggio delle brughiere ondulate.

Dal basso Elias e zia Annedda vedevano i cavalli e i cavalieri spingersi, aggrupparsi, entrar compatti per il portone spalancato, tra un nugolo di polvere. Gli uomini perdevano le berrette, le donne i fazzoletti; alcune tenevano i capelli sparsi, scioltisi nel moto affannoso del cavalcare. Una campana stridula suonava dall’alto, e i suoi piccoli rintocchi di gioia si spezzavano, si smarrivano in quell’immensità di cielo azzurro e di paesaggio verde.

Elias e zia Annedda entrarono ultimi. Nel cortile invaso d’erbe selvaggie, pieno di sole cocente, era un affannarsi d’uomini o di donne, una confusione di bestie stanche e sudate. Qualche bimbo strillava, qualche cane abbaiava. Le rondini passavano stridendo sopra il cortile, quasi spaurite nel vedere quella