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liamo di questo! Io ritorno appena oggi, e parliamo già di matrimonio. Ne parleremo un altro giorno: ho ventitrè anni soltanto, e c’è tempo. Ma voi siete stanca, mamma mia. Andate, andate a riposare. Andate.
— Vado; ma ritirati anche tu, Elias, l’aria ti potrebbe far male.
— Male? — diss’egli, spalancando la bocca e respirando forte. — Come mai può far male? Non vedete che mi ridona la vita? Andate. Rientrerò subito.
Dopo un momento egli si trovò solo, semisdraiato per terra, col gomito appoggiato sullo scalino della porta. Sentì sua madre salire la scaletta di legno, chiuder la finestruola e levarsi le scarpe. Poi tutto fu silenzio. L’aria si faceva fresca, quasi umida, aromatica. Egli ripensò alle cose che sua madre gli aveva detto: poi disse fra sè:
— Mio padre e i miei fratelli dormono tranquilli sulle loro stuoie: li sento di qui. Mio padre russa, Mattia dice di tratto in tratto qualche parola; sogna, di certo, e anche nel sogno egli è un po’ semplice. Ma come dormono bene, essi! Si sono ubriacati, ma domani non sentiranno più nulla. Anch’io mi sono un po’ ubriacato, ma ne sentirò la trac-