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No. No. Erano tutti sogni. Il presente incalzava, la realtà era dura. Elias soffriva; ed era un dolore diverso da tutti gli altri fin allora provati, ma non meno profondo. Egli tornava a disperarsi ed a ripetere la solita lamentazione:

— Non troverò mai pace; sono dannato. Qualunque cosa io faccia è errore. E forse ho errato a non dar ascolto a Maddalena; forse Dio voleva ch’io mettessi riparo al peccato, invece di dedicarmi indegnamente a Lui. Ah, prete Porcheddu aveva ragione: il peccato è una pietra che non ci leveremo mai di dosso; ed io sono dannato al peso eterno del dolore perchè ho peccato gravemente.

Così suoi giorni continuavano a scorrere melanconici e tormentosi. Ah, non era questa la vita quieta e santa che egli aveva sognato! Intanto si aspettava da un giorno all’altro che si rendesse vacante qualche parrocchia nei villaggi vicini, per mandarvelo; ed egli lo sapeva, e soffriva già pensando alla lontananza. Lui lontano, il Farre avrebbe sposato Maddalena, e si sarebbe impossessato completamente del bambino. Era finito, era tutto finito! Ma no, no, non era tutto finito. No, egli sentiva che da lontano avrebbe continuamente pensato al suo figliuolo, rodendosi di tene-