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La sua intelligenza naturale, intanto, s’andava educando: due anni di studio indefesso, di letture continue, di buona volontà, lo avevano messo al livello dei chierici che studiavano da tanti anni prima di lui. A poco a poco s’era abituato alla vita chiusa, all’obbedienza cieca, alla disciplina: cose che sulle prime l’avevano quasi soffocato: il passato gli pareva un sogno, ma un sogno al quale era tenacemente attaccato.

Si sentiva triste, sopratutto nei giorni in cui si recava a casa sua, dove zia Annedda lo accoglieva con tenera soggezione; sfuggiva con cura gli occhi di Maddalena, e aveva paura di toccare il bambino, o se lo costringevano ad accarezzarlo, lo faceva timidamente; ma trasaliva nel vederlo, e il desiderio di prenderlo tra le braccia, di baciarlo, di farlo sorridere, di guardargli i primi dentini, di stringergli ambe le manine, ambi i piedini entro una delle sue mani, lo struggeva.

— No, no, — ripeteva fra sè — bisogna vincere.

Anche la presenza di Maddalena, sebbene ella non gli avesse mai rivolto un rimprovero, ma che spesso lo guardava con tenerezza dolente, gli rimescolava il sangue; essa era più