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sentì quanto era debole perchè si rattristò nel non vederla, e non osò chiedere ove fosse. Poi lui ed il vecchio si recarono da prete Porcheddu, e attesero il suo ritorno dal coro. Prete Porcheddu era beneficiato cantore e non sperava certo di diventar canonico; ciò non ostante viveva comodamente servito con amore dalla vecchia sorella Anna, in una casetta ancora arredata all’uso del natio villaggio, con alti letti di legno a baldacchino, e arche di legno nero e scranne col fondo di paglia.
Dal villaggio gli mandavano grosse provviste di vino, di noci, di cipolle e fagioli e frutta secche; e la vecchia Anna sapeva preparare ogni sorta di conserve, di dolci di miele e di sapa, e il caffè più squisito di Nuoro.
Quando venne a sapere che quel giovine dallo sguardo inquieto, che cercava prete Porcheddu, era figliuolo di zia Annedda Portolu, gli fece assai buona accoglienza: ah, essa conosceva quella santa vecchietta perchè una volta le aveva curato una mano ammalata, e senza voler ricompensa.
— Per le anime, per le piccole anime del purgatorio! — diceva zia Annedda ai suoi infermi.