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tutto il tempo che non s’era lasciato vedere, delle pecore, degli agnelli, d’un toro che era stato rubato in una tanca vicina. Ma d’un tratto il vecchio fissò Elias in volto e cambiò accento.

— Perchè m’hai fatto chiamare, Elias Portolu? Cosa c’è di nuovo?

Elias vibrò tutto, arrossì e si guardò intorno: non vide nessuno; il bosco, le roccie e le macchie tacevano negli sfondi vaporosi, sotto il torpore del cielo velato.

— Voglio chiedervi un consiglio, zio Martinu....

— Altre volte mi hai chiesto consiglio e non l’hai seguito.

— Adesso è diverso, zio Martinu. E forse avrei fatto bene a seguirlo allora il vostro consiglio: basta, ora tutto è finito. Io desidero farmi prete, zio Martinu. Cosa mi dite voi?

Il vecchio guardò in lontananza, pensieroso.

— Tu sei ancora innamorato?

— Più che mai! — proruppe Elias: e a poco a poco la sua voce si fece esile, lamentosa, quasi voce di pianto. — A volte mi sembra d’impazzire. Essa è bella; ah, se vedeste come è bella, ora! Io mi propongo sempre di non