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come la neve, belava con lamenti di bimbo viziato.
Elias leggeva e aspettava zio Martinu Monne, che aveva mandato a chiamare per chiedergli un consiglio.
— Questa volta, — pensava, — questa volta voglio seguire il consiglio del vecchio: egli ha esperienza della vita, e forse avrei fatto bene a seguire sin dal principio i suoi consigli. Basta, — aggiunse poi fra sè, sospirando. — Ora tutto è finito.
Finalmente la grande figura del vecchio apparve nello sfondo vaporoso del sentieruolo, avanzandosi dritta e rigida verso la capanna.
Elias balzò in piedi, rimise il libriccino e andò incontro a zio Martinu. Sebbene sapesse la tanca deserta, ricordando sempre il proverbio che ogni piccola macchia può nascondere piccole orecchie, e volendo parlare con sicurezza, condusse il vecchio in un luogo aperto, per gran tratto privo di macchie e di roccie. Solo qualche pietra giaceva fra le stoppie, e su due pietre appunto Elias e il vecchio sedettero.
Cominciarono col parlare di cose indifferenti; di ciò che aveva fatto zio Martinu in