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conto sempre le memorie di quel luogo e me ne vanto! Svergognato, Elias Portolu, svergognato!
E gli pareva d’arrossire, e di nuovo i suoi pensieri si confondevano: tornavano le visioni, le voci confuse, la figura di prete Porcheddu, quella di Maddalena, quella di zio Martinu, ed altre figure vedute in quel luogo. E l’angoscia confusa che gli gravava sul cuore diventava ognor più pesante, schiacciante come un macigno. Finalmente gli parve di afferrare il ricordo e sentire la voce: un brivido gli passò per le spalle, il suo viso diventò livido, i denti batterono.
— Fra tre giorni ella si sposa: tutto è finito! — gridò fra sè. — È questo che mi uccide, ed io non faccio nulla, non mi muovo, non oso....
Lo prese un impeto di disperazione, una follia di propositi arditi.
— Io vado, io mi muovo. Non voglio morire: io l’amo, ed essa mi ama, me lo disse laggiù, in riva all’Isalle.... no, mentre tornavamo.... infine me lo disse, ed io l’ho baciata, ed essa è mia, è mia, è mia.... Io vado.... Ah, fratello mio, ammazzami se tu vuoi, ma essa è mia. Ora scendo, corro, vado a Nuoro, accomodo le cose. Si può tutto accomodare;