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anche più doloroso colpì un cugino, figlio di una sorella del signor Antonio, severa e intelligentissima donna, rimasta vedova in giovine età con parecchi figli da allevare: possedeva, è vero, una certa sostanza, e non le mancava l’aiuto dell’altro fratello sacerdote che conviveva con lei; ma era una donna litigiosa, che per motivi da nulla intentava causa ai suoi vicini e confinanti di terra e di domicilio, e si faceva mangiare buona parte delle sue entrate dagli avvocati e dalle spese di giustizia. Da piccoli proprietarî che erano, i figli custodivano personalmente il loro patrimonio; ma il cugino era sanguigno, ambizioso e violento, e cominciò con l’appropriarsi di qualche capo di bestiame per aumentare il suo gregge. Scoperto, fu punito. Aveva venticinque anni: era bello, alto, robusto; in guerra sarebbe stato un ottimo condottiero.

Ma la vita, l’ambiente, il destino, erano così. E anche nella casa di Cosima s’era introdotto il male, subdolo, velenoso, forse inevitabile, come tutti i mali del mondo. Anche Andrea fu trascinato, una notte, ad una impresa di quelle che certi giovani facevano più per spacconeria che per malvagità. Rubarono galline: ma furono anch’essi presi. Un lutto più che mortale ottenebrò la famiglia del signor Antonio: egli si accorò talmente che, fatto ogni più grave sforzo per salvare il figliuolo, si accasciò e si ammalò. Furono mesi e mesi di dolore rodente, quasi di disperazione. Fin-