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52 | grazia deledda |
sorte, non rispettavano la roba altrui; così che in pochi anni s’erano fatti un patrimonio: possedevano terre, case, bestiame, servi e pastori.
Un giorno, durante quell’ultima estate, una giovane donna, quasi fanciulla, si presentò di mattina nella casa del signor Antonio e chiese di parlargli. Egli la ricevette nella stanza dove sbrigava i suoi affari, e le domandò benevolmente che cosa desiderava. Ella era vestita in costume: aveva un viso pallido e fine, con due grandi; occhi neri sormontati da sopracciglia foltissime, rivelatrici di un carattere forte. Disse, con una certa umiltà:
— Lei possiede, sul Monte Orthobene, un bosco di lecci, che tutti gli anni affitta per il pascolo delle ghiande ai porci. Si vorrebbe averlo noi in affitto, questa prossima stagione.
— È già affittato — dice il signor Antonio; — per tre anni lo ha esclusivamente il proprietario di bestiame Elias Porcu.
— Elias lo cederà volentieri, se vossignoria lo permette.
— Non credo possa cederlo volentieri: ne ha bisogno assoluto.
— Se vossignoria glielo impone, Elias lo cederà immediatamente.
Calmo e fermo, col piccolo pugno bianco sul tavolo, l’uomo replica:
— Io non ho mai imposto a nessuno cosa che non fosse giusta.