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cosima 43


mancavano dal suo cassetto chiuso a chiave. Egli non si ingannò un attimo solo: chiamò il figlio Andrea, che allora aveva sedici anni, e lo interrogò a lungo. Andrea era rimasto un ragazzo basso e robusto, senza voglia di studiare, e frequentava altri ragazzi di famiglie paesane, benestanti e prepotenti. Alcune donne di malaffare, appollaiate in certe casupole del quartiere di San Pietro, il più schiettamente popolare della cittadina, attiravano questi giovanetti esuberanti di vita e abbandonati a se stessi.

Il signor Antonio, un po’ tardi, si avvedeva di aver dato anche lui troppa libertà al ragazzo, buono e generoso in fondo, ma con tutti gli istinti di una razza ancora primitiva. Un furore muto, alimentato di rimorso, di paura per l’avvenire, di propositi di fermezza e di repressione ad ogni costo, lo sostenne nel lungo interrogatorio che fece ad Andrea. Il giovane negava di aver preso i denari: allora il padre lo perquisì; gli trovò alcune monete e la chiave che apriva il cassetto. Andrea continuava a negare.

Allora il signor Antonio prese una corda e la lanciò ad una trave della cucina: chiuse le porte e le finestre, mandò fuori le donne. Disse con calma:

— Vedi, Andrea: io stesso farò giustizia immediatamente, se tu non riconosci la tua colpa. Ti impiccherò con le mie mani.

E l’altro confessò.