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40 grazia deledda


rili: le sue compagne di banco sono però figlie una di pastori, l’altra di un fabbro che venuto da un paese lontano sulle prime dovette, per la sua grande povertà, prendere alloggio in una grotta poco distante dal paese, poi a poco a poco fece fortuna e adesso ha una bella casa e un’officina che lavora giorno e notte. Anche la maestra non è del luogo; anzi viene di molto lontano, d’oltre mare, e la chiamano appunto la Continentale: è una donna ancora bella, coi capelli biondi crespi, ma irascibile e nervosa. Cosima sola ha da lei una accoglienza buona e gentile: la bambina però, istintiva, prova subito un senso di diffidenza per quella signora dalla voce grossa e gli occhi vuoti, e rimane ferma, rigida, al suo posto accanto alla finestra.

Per nove mesi dell’anno ella occupò quel posto, profittando delle lezioni più di ogni altra scolaretta; era una delle più piccole, ma la più brava, e quando veniva l’ispettore era sempre lei l’interrogata. E faceva bella figura, sebbene l’uomo, con una grossa testa carducciana, scuro il viso, le destasse un brivido di spavento: ma anche di ammirazione: poiché egli era l’arca santa del sapere, colui che davvero poteva interpretare le carte scritte e le pagine stampate come i sacerdoti i libri sacri. E Cosima aveva una gran voglia di sapere: più che i giocattoli l’attiravano i quaderni; e la lavagna della classe, con quei segni bianchi che la maestra vi tracciava, e che aveva per lei il fascino di una fine-