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cosima | 15 |
ogni traccia del danno scomparve, pensò che sarebbe anche lei stata buona, come sentiva raccontare dai servi quando ritornavano di campagna, a commettere un furto, un abigeato, e farne sparire le traccie in modo che nessuno avrebbe mai sospettato il vero colpevole.
Queste fantasie barbariche non le mancavano nella mente; ma erano gli stessi servi e gli altri paesani che frequentavano la casa, e spesso anche i borghesi, i parenti, gli amici del babbo, gli ospiti che venivano dai paesi dei monti e delle valli, a seminarle nei fanciulli curiosi e sensibili coi racconti delle avventure brigantesche che allora fiorivano come un residuo di imprese e di guerriglie medioevali, in un raggio di chilometri e chilometri intorno. Con questi fermenti, i ragazzi però venivano su anche coraggiosi, pronti a combattere coi malviventi, e le ragazza, anche se piccole, come Cosima, avevano già istinti di amazzoni. La educazione materna, tutta religione e austerità, smorzava fin che poteva la vivezza interiore dei figli; e più ancora avrebbe fatto quella paterna, poiché il capo della famiglia, il signor Antonio, era l’uomo più mite e giusto della regione: ma egli era troppo occupato nei suoi affari, spinto dal bisogno di assicurare una solida agiatezza ai figli, per potersi dedicare anche alla loro ricchezza spirituale. Li mandava a scuola, è vero, e in sua presenza essi, sia per rispetto e affetto naturali verso di lui, sia per ipo-