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6 | grazia deledda |
dispiace, se la guarda a modo suo, cioè anch’esso coi colori della sua fantasia.
Odori di campagna vengono dal fondo della strada; il silenzio è profondo, e solo il rintocco delle ore e dei quarti suonati dall’orologio della cattedrale, lo interrompono. Passano le rondini a volo, sul cielo azzurro denso, un po’ basso come nei paesaggi dei pittori spagnoli, ma anche le rondini sono silenziose.
Finalmente una finestra si apre nella casa di fronte, e un viso bruno, coi grandi occhi velati dei miopi, si sporge a guardare qua e là negli sfondi della strada. È la signorina Peppina, la nipote del canonico. La bambina si solleva tutta, afferrandosi allo spigolo del portone per allungarsi meglio, e grida la notizia per lei importantissima:
— Abbiamo un bambino nuovo: un Sebastianino.
Risultò poi che era una femmina: ma la bambina desiderava un fratellino; e se lo era inventato, col nome e tutto.
Soddisfatta, rientrò nella cucina e aspettò che la serva finisse di cuocere il latte per la colazione. Bisogna dire due parole di questa serva, che, a ricordarla, sembra anch’essa una invenzione fuori della realtà. Si chiamava Nanna1; e adesso siede certamente alla destra di Dio, fedele ancora ai suoi padroni, nella schiera dei Patriarchi. Da venti anni