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Le due vecchie implacabili zitelle, pag. 82, rispondevano al nome di zia Tatana e zia Paschedda M., governanti del canonico S. La Continentale, pag. 40, era certa maestra Branca.


Pag. 14.

La casa paterna della scrittrice, coi grappoli d’uva appesi al soffitto, e la vista dei monti dalle finestre alte, è stata descritta a più riprese nei libri della D. con gli adattamenti dei singoli casi. Vedi le prime pagine de Il paese del vento, di Sino al confine; sul giardino vedi il racconto intitolato Casa paterna in Nell’azzurro, nel quale racconto trovansi anche notizie sui primi studii di Grazia Cosima. Sulla casa paterna della D. vedi Pietro Pancrazi, La casa di Grazia, in Donne e buoi, pag. 219, Ed. Vallecchi, Firenze, 1935, e Harukichi Shimoi in «Sardegna», giornale dell’Unione Sarda, Cagliari, 1° febbraio 1931.


Pag. 27.

Un inverno lungo e crudelissimo. A ricordo dei vecchi, veramente eccezionale. Vedi Comincia a nevicare... in Il dono di Natale (1930) pp. 17-20. Fu l’inverno del 1880.


Pag. 36.

Sul carattere della madre, vera «mater doloris», sopra le fatiche da lei sostenute nella direzione della casa vedi Pane casalingo in «Corriere della Sera» del 19 gennaio 1936. Aiutar la mamma a fare il pane era, per le ragazze, una insigne fatica.


Pag. 45.

Gabriele d’Annunzio, accompagnato da Cesare Pascarella e da Edoardo Scarfoglio, giunse a Nuoro il 28 maggio 1882. «A Nuoro», scrive Scarfoglio (Libro di Don Chisciotte), «ci giunsero le prime copie del Canto nuovo» [finito di stampare in Roma il 5 dello stesso mese].

Un ricordo del viaggio in Sardegna d’Annunzio rievocherà nel 1909 nella Prefazione alla traduzione italiana di Osteria di Hans Barth, e farà un cenno, oltre che del «nepente d’Oliena», delle Case delle Fate rievocate in Cosima a pagina 13 e delle Tombe dei Giganti, a pagina 91.


Pag. 48.

Quarto rondò dell’«Intermezzo melico» di Isaotta Guttadauro di G. d’Annunzio: primamente apparso coi tipi della