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grigiore e d’attesa, il messaggero flemmatico: il fidanzato si lamenta, dice che la vita è difficile, che non vuol fare cattive figure, né provocare privazioni alla futura sposina: bisogna che la dote sia almeno di cinquantamila lire, non solo, ma che ventimila siano in titoli garantiti.

Andrea fu preso da un furore sanguigno. Quel bestione, dunque, quel porco grasso e vile, non era entrato in casa delle sorelle per amore, ma per interesse, e adesso tentava quasi un ricatto, poiché sapeva che il matrimonio andato a monte avrebbe maggiormente screditato le povere ragazze. Parlò di andare a scovarlo, di ammazzarlo con la lesina come un maiale vero; ma la madre piangeva, e Cosima dichiarò che avrebbe ceduto alla sorella la sua parte di eredità. Si cercò di vendere qualche cosa, ma le offerte erano irrisorie, e d’altronde non si poteva spogliare l’intera famiglia, già tanto impoverita e quasi bisognosa.

Fu allora che Cosima, visto l’avvilimento della madre e della stessa Beppa che deperiva per l’umiliazione e la delusione, fu raggirata dal demonio. Pensò al tesoro di Elia, all’offerta di lui, alla possibilità di accettarla: ma poi il solo pensiero l’atterrì. Mai, mai: avrebbe voluto flagellarsi per scacciare anche il semplice ricordo del maledetto tesoro. Eppure la tentazione, in fondo, non l’abbandonava: le diceva: «Sei una stupida, una che nella vita non avrà mai bene, e mai potrà procurarlo a chi