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con tutti i suoi gioielli e un’anfora piena di monete d’oro.

Forse si poteva sapere qualche cosa di più preciso da Elia: ma il solo pensiero di riparlare con lui le destava ripugnanza e quasi terrore. D’altronde aveva promesso di non parlare con nessuno del segreto: e fermamente decise di non occuparsene più. Potevano anche crederla visionaria, come del resto appariva a molti; e lei stessa non era sicura di non aver intravveduto una delle sue tante fantasie romanzesche. Ad ogni modo non ebbe occasione di trovarsi più sola, per quel giorno, col vecchio stregone; il quale era ricaduto nel suo mutismo.


Quella notte, nel letto ben riparato della sua camera alta, Cosima sognò la nonnina. La nonnina era viva, tale quale s’era lasciata vedere l’ultima volta, col suo bel visino di santa, tutta agghindata piccola come una nana. Come una nana. Anche nel sonno Cosima ricordava l’offesa; e ricordava insieme, nitidamente, l’avventura di quel giorno e i suoi propositi eroici di non profittare mai del tesoro equivoco di Elia. Si vedrebbe se era una nana o una gigantessa. Verso la nonnina Cosima aveva un rimorso. L’ultima volta che era venuta a far visita in casa, ella non le aveva dato il caffè, non l’aveva quasi neppure salutata: adesso, nel sogno, si affac-