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cosima 153


— Ecco, è venuta a prendere la mia camicia e la lava lei, non è bene.

— Ma sì che è bene, zio Elia: la mamma si diverte: non può restare un momento in ozio, povera mamma.

— Povera padrona; con tutti quei pensieri, — egli disse, piegando la testa come aveva fatto la mattina: e si fece pensieroso.

— La mamma esagera, — disse Cosima, quasi per rassicurarlo: — vede sempre nero. Invece la provvidenza non manca mai.

— Lei crede alla provvidenza di Dio?

— Io sì, e come!

Allora accadde una cosa strana: egli si alzò, lungo, coi grossi piedi nudi che sembravano ceppi, e andò a chiudere il finestrino. Disse:

— Queste vespe! Via, via. Senta, io le voglio far vedere una cosa: lei però non deve dire nulla a nessuno: me lo promette? Nulla, mai a nessuno.

Ella stette incerta; poi, più per curiosità che per altro, disse:

— Ve lo prometto.

Fu tutto.

Il vecchio si avvicinò al camino, si piegò, raschiò con la paletta, accumulandoli nell’angolo, la cenere e gli avanzi dei ceppi, poi con la stessa paletta sollevò il mattone centrale. Apparve, sotto il mattone, una lastra di ferro, una specie di sportellino, chiuso con un lucchetto; ed egli si trasse