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x introduzione


bero potuto facilmente moltiplicarsi e sicuramente i futuri studiosi dell’opera della Deledda non mancheranno di approfondire in tale senso ricerche e confronti. L’opera deleddiana è tutta appoggiata sul vero, fin dalla primissima novella pubblicata in un giornaletto locale, che procurò subito dei guai alla scrittrice, un droghiere gobbo essendovisi riconosciuto con fiero disappunto. Ma codesto vero, con tocchi che a volte sembrano da nulla, la Deledda riusciva sempre a sollevare nel piano superiore dell’arte, dimodoché questa opera così tutta gremita di particolari vissuti non ha mai quell’odor di chiuso, di schiavitù e d’abiti smessi che troppo spesso affligge i libri di malcauti raccordato del vissuto con l'immaginario. E come tutta l’opera romanzesca della Deledda ha sapor di vero, così questa documentaria Cosima materiata di vero ha un suo vago sapor di romanzo: e agli occhi del lettor semplice certo si metterà con perfetta naturalezza in linea con gli altri. Parente agli altri, ma inconfondibile con gli altri: come l’ultima di molte figlie che colpisca per una più intensa somiglianza con la mamma: somiglianza che la fa risaltare sulle altre e pur essendo venuta ultima quasi le dà rango di prima. Pur essendo ultima creatura d’un’autrice di tante opere, Cosima ha la germinante freschezza d’un’opera preliminare. Motivi paesani e pastorali affacciati altre cinquanta volte, qui ritornano assai più nuovi che non la prima volta. Temi ricapitolati dei primi tempi della sinfonia, fanno una cosa impensatamente nuova del tempo riassuntivo e conclusivo.

Oggi che l’operosa giornata della grande artista sarda è compiuta, se diamo un’occhiata panoramica all’opera complessiva abbiamo l’impressione che, fra tanti, qualcuno di quei romanzi, per duplicati di situa-