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VII

Anche questa lezione le servì per la scuola della vita; sentì che ella davvero non rassomigliava e non doveva rassomigliare alle ragazze di «buona famiglia», che commettono incoscienti ma astute i loro peccatucci d’amore; che Dio le aveva dato una intelligenza superiore alla comune e sopra tutto una coscienza limpida e profonda come un’acqua nella quale si vede ogni filo di luce e di ombra, per guidarsi da sola nella strada della verità. Il castigo per il suo capriccio con Fortunio, capriccio di curiosità sentimentale, ma anche sensuale, le parve giusto; e decise di sorvegliarsi, di vivere con una sua certa religione. Anche il pensiero per Antonino le si svelò, ad un tratto, quasi morboso. Perché perseguire una chimera inutile e, in fondo, per lei, umiliante? Non si mise più alla finestra, per aspettare il passaggio della meteora: non andò più, con le sorelle, a far visite alle amiche; si chiuse in un cerchio di silenzio, di rassegnazione, di lavoro.