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le sorelle ai piuoli, coprendoli con uno scialle per preservarli dalla polvere e dalla curiosità degli estranei; stese davanti al giaciglio, dalla parte dove avrebbero dormito loro, a mo’ di tappeto, un lungo sacco di lana che invero ne aveva lo spessore; nascose le scarpe in un cestino, e infine, con un piccolo specchio e una mensoletta che aveva previdentemente portato da casa sua, preparò la toeletta. Intanto, fuori, il servo di zia Paola costruiva una capanna di frasche, abbastanza alta e larga, che doveva servire da cucina. Avevano portato un fornello a mano e un sacco di carbone; ma la serva volle dietro la capanna, in un angolo riparato, una specie di focolare di pietre e dichiarò che avrebbe cucinato col fuoco di legna. E queste non mancavano davvero a portata di mano, quali erano e pronte ad accendersi come torcie. Anche alcune sedie e un tavolo erano stati portati sul carro; e il tavolo avrebbe dovuto servire per i pasti e per scrittoio a prete Ignazio, ma egli non intendeva perdere neppure un minuto per impugnare la penna; e così il tavolo fu collocato nella stanza grande, accanto alla luce della porta e servi, sì, per i pasti, ma anche da scrittoio a Cosima. Oh, e ben il calamaio ella aveva portato, avvolto in uno straccio nero e ficcato dentro una scarpa perché nel transito non si rovesciasse; e trovò anche, nella primordiale dimora, una specie di nicchia, che avrebbe dovuto servire per qualche lumino e qualche immagine sa-