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versa, su uno sfondo che ha del fantastico. Era andata, con la sorella Pina, a trovare le loro amiche, cugine di Antonino. La serva le ha accompagnate, consegnandole alla signora Lucia, con la promessa che sarebbe andata a riprenderle verso sera. È poco, eppure è una festa per Cosima, che può respirare l’aria del cortile e della vigna di Antonino. Come si è detto, le case delle quattro famiglie si aprono tutte su questo grande cortile arioso, lastricato bene, con panchine di granito poggiate al muro, accanto alle porte. Quella della signora Lucia è a un solo pianterreno, ma le stanze sono comode, e c’è anche il salotto, col tavolino rotondo in mezzo, e il sofà con la spalliera ricoperta da una trina all’uncinetto. Le ragazze vi si raccolgono e cominciano a pigolare: anche l’amica di Cosima e quella di Pina, della stessa età, sono piccoline, brune, intelligenti e lingue lunghe. Finito di parlar male delle comuni conoscenze, cominciano a punzecchiarsi scambievolmente, con istintive malignità e derisioni. Le due ragazze M. vestono bene, perché il padre è impiegato al Tribunale ed ha una sorella a Sassari, dove spesso le ragazze passano qualche settimana e apprendono le eleganze cittadine. Oggetto della loro beffa sono quindi i goffi vestitini delle altre due, fatti dalla sarta paesana. Giallo, con guarnizioni rosse, quello di Cosima, che parrebbe ridicolo e pure dà risalto al suo viso pallido e ai folti capelli neri.