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78 | grazia deledda |
se buone o cattive, che popolano le grotte del monte e da millennii vi tessono, dentro, nei loro telai d’oro, reti per imprigionare i falchi, i venti, le nuvole, i sogni degli uomini.
Era un po’ stizzita, però, che il fratello l’avesse esposta alla beffa, per quanto rispettosa, dei compagni; e non toccò più cibo, e, appena sfuggita all’attenzione dei convitati, si volse di fianco e parve balzare dalla sella come da un cavallo in corsa. Si allontanò rapida tra le felci della radura, sfiorandole con le braccia aperte, come una rondine che vola basso all’avvicinarsi del temporale, e tornò poi in cima al dirupo donde si vedeva il mare. Il mare: il grande mistero, la landa di cespugli azzurri, con a riva una siepe di biancospini fioriti; il deserto che la rondine sognava di trasvolare verso le meravigliose regioni del Continente. Se non altro ella avrebbe voluto restare lì sullo spalto dei macigni, come la castellana nel solitario maniero, a guardare l’orizzonte in attesa che una vela vi apparisse con i segni della speranza, o sulla riva balzasse, vestito dei colori del mare, il Principe dell’amore.
Le grida dei giovani nella radura la richiamavano alla realtà: si udivano anche i fischi dei pastori che radunavano il gregge, e ogni voce, ogni suono vibrava nel grande silenzio con un’eco limpida come in una casa di cristallo. Il sole calava dalla parte opposta, sopra le montagne di là della pia-