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fendermi, tanto ero rispettato, figlio caro. Sentivo la voce di Gesù che diceva: «Cuddu chi mi traichet est chin mecus» (colui che mi tradisce trovasi con me) e la voce di Giuda che rispondeva: «Cheries narrar pro me, amadu Deus?» (Volete dire per me, amato Dio?). Poi sentivo Gesù che diceva: «Dio mio, allontanate da me questo amaro calice, però sia fatta la vostra volontà» e stretto tra la folla sentivo anch’io un freddo sudore bagnarmi le spalle. Cercavo con gli occhi il mio nemico, ma non vedevo che teste nere e bianche illuminate dal chiarore dei ceri, e stringevo entro la saccoccia il mio coltello. A un tratto la folla si diradò: Gesù era stato portato via dai soldati e nell’intermezzo tra una scena e l’altra del Mistero il prete salito sul pulpito predicava. Allora io potei avanzarmi e inginocchiarmi in un angolo dietro una panca fra due vecchie donne. Il prete abbracciava un Cristo nero e sanguinante che stava sul pulpito, e piangeva e gridava: «Dio mio, Signore mio, perdonate a quelli che non sanno quel che si fanno. Qui sotto i vostri occhi, mentre il sangue vostro cade per la salvezza dei peccatori, qui, qui c’è chi pensa ad uccidere, chi tiene il suo coltello in pugno per uccidere il suo fratello».... Te lo dico francamente, figlio caro, ho avuto paura; credevo che il prete mi vedesse. A un tratto un uomo andò a sedersi sulla panca davanti a me: era lui, il mio nemico. Mi bastava tirar fuori la mano di saccoccia per vendicarmi; ma mi pareva che la mia mano fosse diventata di ferro e non potesse più venir fuori dalla tasca. Non ho vergogna a dirlo, figlio caro: io vedevo Cristo lassù in croce e sentivo le donne piangere come se fossi io il morto: e quando il prete disse: «Cristo sarà deposto nel sepolcro, ma risorgerà, e così voi, peccatori, deponete i vostri ran-