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nore della famiglia, a momenti sorrideva e faceva cenni scherzosi di minaccia alla povera Columba. Infine fu lui a proporre un accomodamento.

— Moglie mia, non senti che egli è pronto a chiederla in matrimonio? perchè ti arrabbi come un verro? Quando egli prenderà la laurea si sposeranno e così avremo un cognato notaio.

Ma Banna sghignazzava accennando con disprezzo la sorella.

— Essa è fatta per esser moglie di un pastore. E il nonno non può vedere i borghesi affamati e non ti vorrà, Jorgj Nieddu; prenditi una borghese puzzolente, e va via di qui, e ringrazia il Signore che non abbiamo avvertito il nonno, perchè se vi sorprendeva lui vi schiacciava le teste l’una contro l’altra. Vattene.

Dopo quest’avventura io decisi di chiedere al vecchio la mano di Columba, e siccome egli teneva molto alle usanze del paese, una domenica mattina mio padre andò in casa dei nostri vicini e sedette davanti al focolare domandando:

— Remundu Corbu, io ho perduta un’agnella che formava l’onore del mio gregge. Era bianca, coi peli arricciati, morbida come la prima neve. Tu che giri per le campagne l’hai vista, per caso? per caso non s’è mischiata al tuo gregge?

— Remundu Nieddu, nel mio gregge ci son tante agnelle, una più bella dell’altra: può darsi che la tua ci sia; bisognerebbe andare a vedere.

E così di seguito finchè entrò Columba. Allora mio padre balzò in piedi e battè le mani.

— E proprio questa l’agnella che cercavo.

Ma prima di dare una risposta decisiva il vecchio domandò sette giorni di tempo; durante questa settimana Columba fu tenuta chiusa a chiave e solo qualche volta io la vedevo attra-