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Una notte Columba mi fece vedere uno stanzino segreto.

— Qui il mio nonno stette una volta nascosto sette giorni, mentre la casa era piena di soldati che lo cercavano e lo aspettavano credendo che egli dovesse tornare dalla foresta. Non vedendolo tornare se ne andarono. Durante tutto il tempo che stette bandito egli avrebbe potuto benissimo viver qui nascosto, ma egli amava la campagna. Anche adesso se sta qualche giorno in casa dice che gli sembra di soffocare.

Io amavo aggirarmi con Columba nelle camere basse e nude, affacciarmi con lei al ballatoio ove la prima volta l’avevo baciata. Se qualcuno batteva alla porta trasalivamo tutti e due e ci stringevamo come se un pericolo terribile ci sovrastasse. Il nostro amore aveva un sapore di leggenda.

Ma una sera purtroppo i colpi alla porta si fecero insistenti e furiosi; Columba aprì la finestra ed io sentii la voce di Banna che imponeva di aprire. Allora tentai di saltare dal muro del cortile, ma affacciandomi vidi il marito di Banna coll’archibugio in mano come in attesa d’un ladro.

Rientrai e aprimmo: Banna si precipitò dentro tentando di afferrar la sorella per i capelli. Io difesi Columba che si ritraeva smarrita e Banna a bassa voce per non destare l’attenzione dei vicini di casa pronunziò contro di noi i più sanguinosi vituperii. Columba taceva. Natura chiusa e debole ella non ama la lotta, ma ha la forza straordinaria di dominare la sua collera e di non rivelare mai il suo pensiero segreto. Alle domande e alle ingiurie di Banna rispondevo io solo; la scena era comica e tragica perchè anche il marito era venuto dentro con l’archibugio e a momenti mi guardava torvo pronto a vendicare l’o-