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della matrigna; una tristezza di morte regnava intorno; ma ad un tratto s’udiva un lieve scricchiolìo di passi nel cortile, dietro la porta socchiusa.... Il sangue scorreva rapido nelle vene di Jorgj: egli sentiva le sue membra sgelarsi, i lacci che lo avvinghiavano sciogliersi, come se la persona che si avvicinava alla sua porta fosse la vita stessa, la vita che tornava a lui....


IV.


Tutte le mattine Margherita la serva del dottore, un’ adolescente alta e magra, dal viso olivastro e gli occhi nerissimi più grandi della piccola bocca rossa, portava al malato una bottiglia di latte. Il dottore abitava poco distante, in una casetta rossa costrutta fra le roccie fuor del paese. I vicini di Giorgio Nieddu, povera gente di cui buona parte viveva di elemosine, brontolavano vedendo Margherita entrare dal malato. Essi lo odiavano perchè ai suoi tempi egli li aveva chiamati poltroni e superstiziosi, e adesso, se tentavano di entrare nella sua stamberga per curiosare, li cacciava via come cani. Uno solo, un mendicante sordo e semiselvaggio che abitava di fronte alla casa dei Corbu, trovava grazia presso il malato: ma il poveretto, bisogna dire, non era molesto; si sedeva dietro la porta e non entrava se non chiamato e non parlava se non lo interrogavano. Da Giorgio non accettava mai nulla sapendolo più povero di lui, ed era il solo che non molestasse la serva del dottore.

Le donnicciuole invece la fermavano per il braccio e le dicevano: