Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/42


— 32 —

voleva strozzarli; giusto così feci anch’io col mio spiritello. Ed egli si dibattè, anche dopo strozzato; ah, come si dibattè! Esso camminava anche senza testa, giusto come i polli. Ah, ottimo amico mio, gli dissi, crepa! Si deve vivere solo col corpo; mangiare, bere, respirare aria buona. Da ragazzo andavo a caccia, e un giorno, gira e rigira, capitai da queste parti. Le pernici pareva sbucassero di sotto terra, e arrivai a contarne cinquanta in un solo stormo. Le lepri mi correvan tra le gambe come gatti. Allora decisi di venirmene qui, e venni, vidi e vinsi. Tu sai cosa vuol dire vincere in questo paese: altro che Don Chisciotte ci vuole, ci vuole Napoleone. Una leggenda afferma che questo paesetto fu fondato dal diavolo, che vi si rifugia ancora quando la tempesta lo sorprende a cacciare nella boscaglia comunale. Ah, ah, il diavolo cacciatore! Ti dico francamente che questa leggenda mi piacque; un giorno, dissi fra me: chi l’ha inventata doveva essere uno del paese, dunque in questo paese v’è gente di spirito. Dunque; primo, gente di spirito; secondo, aria buona e fredda che ammazza i microbi e spaccia i malati e rende meno faticoso il mestiere del medico; terzo, caccia abbondante e probabilità d’incontrare il diavolo senza andare a teatro.... «Ecco il mondo!» (Egli sollevò la mano con la palma concava, e accennò ancora la sua aria favorita). E così venni: e andai a caccia e nei primi tempi tutti i farabutti di questo paese, che facevano il loro bravo Sabba nella foresta comunale, dissero di aver incontrato il diavolo perchè incontravano me! Ne avrei delle belle da raccontarti! Ma se loro incontravano sempre lo stesso diavolo rosso, io per lo meno ne incontravo dieci o dodici al giorno, neri e rossi e anche calvi o canuti. Quello vero, che avrei voluto davvero incontrare, quel-