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na calata la sera. Io gli ungerò la fronte e il lobo delle orecchie e la gola, e stanotte stessa, se egli si sveglia, troverà giovamento. Poi andrò anche a prendere l’acqua della sorgente che fa bene.
Tornata verso la padrona Lia riferì i progetti del ragazzo: zia Giuseppa allora raccontò fatti straordinari accaduti la notte di San Giovanni, e concluse:
— E può darsi che Jorgeddu trovi giovamento. Se egli riesce ad alzarsi ed a riprendere i suoi spiriti, ah, egli.... egli riacquisterà il tempo perduto....
Ella non diceva tutto il suo pensiero; ma la serva fedele e anche le vicine di casa conoscevano le sue speranze.
— Sì, — disse Lia, — l’uomo malato è come lo straccio sporco, tutti lo disprezzano; ma se Jorgj guarirà sarà di nuovo buono a qualche cosa e si vendicherà.
La luna saliva fra gli alberi della piazza illuminando il «patiu» e le donne sedute in giro. Su proposta di Lia un gruppo di esse partì per andare a bagnarsi i piedi alla sorgente ed a cogliere l’alloro e il timo sull’orlo della valle: altre si ritirarono; zia Giuseppa rimase sola sulla sua panchina, col recipiente del latte accanto e col pensiero di Jorgj in mente.
S’egli fosse guarito! Ella non era riuscita a vendicarlo, ed anzi aveva veduto la fortuna dei Corbu crescere e divenire quasi insolente. Ma egli, il disgraziato fanciullo, era sempre circondato di cattivi consiglieri; dal dottore pazzo, dal prete bonaccione, da donnicciuole, da ragazzi e da vecchi rimbambiti. Sì, anche quell’Innassiu Arras era diventato sciocco e ciarlone come una femminuccia! Zia Giuseppa non era più riuscita a trovar solo Jorgeddu ed a fargli