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III.


Verso mezzogiorno il servetto tornò.

— Mia madre sta ancora lì a infornare il pane: son passato e sentivo che le donne parlavano di voi e dicevano: se ci va il prete segno buono; segno che Jorgeddu si pente e butta al fuoco i suoi cattivi libri: forse il Signore lo aiuterà.... E mia madre diceva: forse Martina può fare qualche medicamento per lui e scioglierlo dalla malìa con cui Zuampredu Cannas l’ha legato.... Cosa vi pare? Dobbiamo dirglielo a zia Martina di venire a trovarvi?

— Ma va, sta zitto e fa cuocere bene i rognoni: mettici l’aglio e il rosmarino secco, se ce l’hai.

— E dove lo trovo, il rosmarino secco? Forse fresco se ne trova: ne ho visto una pianta lassù al cimitero....

— Ah, quella è proprio adatta per me!

E risero entrambi, mentre l’odore gradevole dei rognoni fritti si spandeva nella stamberga ed eccitava l’appetito del malato. Egli mangiò con avidità infantile e il servetto dopo aver fatto ancora un po’ di pulizia se ne andò ripetendo:

— Se viene il prete domandategli il sonetto, vi prego! Adesso tornerà la primavera, verranno le giornate lunghe, e dopo mangiato fa piacere stare all’ombra e suonare. Io mi metterò accanto alla porticina e voi dormirete.

Al malato sembrava già di sentire la sonnolenza primaverile; del resto egli provava sempre una lieve vertigine, un sopore che non lo ab-