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belli miei, egli voleva metterci tutti al riparo dalle pioggie.... e insegnarci a far la calza!...1
Sostarono davanti alla chiesetta e il sogno di Zuampredu si avverò: Columba sedette all’ombra d’una quercia e il marito, di Banna trasse dalla bisaccia pane, vino, dolci. Ma nessuno aveva fame; solo i giovani bevettero, poi condussero i cavalli al fiumicello la cui acqua già scarsa stagnava qua e là riflettendo i giunchi e gli oleandri fioriti.
Un fischio risuonò dietro i querciuoli dell’altura, un capretto nero dai grandi occhi lucidi scese al fiumicello, seguito da alcune pecore già tosate a cui serviva di guida: altri capretti sporsero il muso fra i cespugli, qua e là sulle piante e sulle roccie apparvero le capre grigiastre che guardarono con curiosità gli uomini e i cavalli fermi fra gli oleandri.
Il pastore le richiamava fischiando: era un vecchio con una lunga barba a due punte, col cappuccio in testa e una borsa di cuoio sulle spalle. Il marito di Banna, allegro più del solito, cominciò a scherzare con lui.
Ziu Innassiu Arras, e che, ve le portate sempre appese alle spalle le vostre ricchezza?
— Le ricchezze a te, — rispose il vecchio con voce stridente. — E che fai da queste parti, con tutti questi puledri?
— Li ho condotti a bere, non vedete?
Il vecchio fissò gli occhi scrutatori sui bei giovani che ridevano e gridavano di gioia, e per un momento rimase come perplesso. Egli era lì, fin dalla mattina, come in agguato, aspettando il passaggio degli sposi e di Remundu Corbu: aveva da dir loro qualche cosa, ma adesso esitava, come dolente di turbare, più che la gioia
- ↑ In carcere.