Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/248


— 238 —

sposerà, se egli guarisce e diventa dottore; mentre il Commissario, preoccupato e nervoso, diceva senza aspettare la risposta della sorella:

— E neanche oggi insalata, Liè? Ma che paese è questo? Neanche in primavera avete erba?

— Erba ce n’è, missignoria, ma non fa per «vostè»; è di campagna.

— Che cos’è? Cicoria? Ma se ti ho detto mille volte che la voglio: puliscila subito e portala.

Uscita Lia, Mariana diceva:

— Quale speranza? Quella del mio ritorno!

— Tu? Ah, ah, tu tornerai qui quando ci ritornerò io, mia cara! Si viene in questi posti come si va in Terra Santa: una volta e basta.

— Io non ho detto che tornerò; ho detto che lui avrà la speranza del mio ritorno....

— Ed egli s’innamorerà di te.

— Non può più innamorarsene perchè se n’è già innamorato.

— E tu credi di far del bene?

— Molto bene. Si vive d’illusioni, caro mio. D’altronde se tu vieni a fargli visita tutto il paese si metterà ad adorarlo; egli riavrà la sua buona fama, e forse anche guarirà. Io voglio questo....

— Io non verrò! Ho abbastanza noie.

— Tu verrai, non solo, ma gli farai assegnare dal comune un sussidio mensile....

— Tu diventi matta, cara mia! Senti, è meglio che tu parta....

— Io non partirò se tu non verrai a fargli visita....

— Bè, Lia, quest’insalata?

Lia rientra, grassa eppure agile, col piatto della cicoria nerastra e la bottiglia dell’olio appoggiata al seno colmo; il suo viso fino e bruno è atteggiato a severa dignità.