Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/245


— 235 —

schiaffi e si sporse risolutamente sul muro gridando:

— Lasciatela, lasciatela! Corvo!

Ma il vecchio parve non sentirlo e continuò a dar pugni e spintoni a Columba, finchè non l’ebbe ricacciata in cucina.

Tutto fu di nuovo silenzio; anche il vecchio cavallo aveva smesso di ruminare l’erba e scuoteva la coda inquieto. Pauroso che il vecchio cercasse di bastonarlo, Pretu rimase per qualche momento appollaiato sul muro; poi saltò a terra e corse col proposito di raccontare ogni cosa al suo padrone. Ma Jorgj dormiva tranquillo e per ogni buon fine Pretu chiuse a chiave la porta del cortile.


III.


Nonostante il diversivo di Jorgj Mariana cominciava ad annoiarsi, lassù nei paesetto ventoso. I poteri del Commissario suo fratello scadevano in giugno; ma ella voleva partire prima. Il cattivo tempo le guastava il piacere di render felice il suo disgraziato protetto; la pioggia le sciupava i vestiti, i cappelli e soprattutto le scarpette. E soprattutto la preoccupazione per le sue scarpette aumentava il suo cattivo umore: ella doveva pulirsele da sè, poichè la serva di zia Giuseppa Fiore invece di crema e di biacca non si peritava a usare sevo e lucido; e pulendosi le scarpette ella, si sciupava le unghie a punta simili a spine di rosaio novello. Bisognava partire, scuotersi da quella specie di sogno fatto di chiaroscuri, di poesia e di tristezza, di pietà e di disgusto; era tempo di consultare i