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st’ora.... È notte, lo so, ma fa lo stesso, per me.... La notte è peggio del giorno....

— Che cosa vuoi? — agli ripetè meno duramente.

— Che tu mi perdoni.

— Cento volte ti ho perdonato, prima d’oggi. Va, torna a casa....

— Non è vero, tu non mi hai perdonato, Jorgj, anima mia! Non mi cacceresti via, adesso....

Egli non rispose.

— Così dovevamo rivederci, Jorgj! Ah, tu te ne sei andato e non sei ritornato mai più!

— Dovevi venire tu, Columba!

— Avevo paura che tu mi cacciassi via! Ed ecco che lo fai!... Perchè?

Egli esitava a rispondere: che doveva dirle? Che non gli importava più nulla di lei?

— Dovevi venir prima.... molto prima; lo sapevi. Adesso!... — disse sollevando e scuotendo la mano come per accennare a qualcosa che svanisce per aria.

— Adesso.... tu puoi guarire; stando tranquillo lo puoi.... ha detto il dottore! Io ti curerò... vedrai. Sì, sì, il dottore dice che se tu provi una gran gioia puoi guarire.... Ecco perchè son venuta.... Lo vedi, lo vedi? Sono qui.... sono Columba, la tua Columba! Mi riconosci, Jorgè, dimmi, mi riconosci?

Egli la guardò con pietà: Ah, era lei che delirava!

— Io non guarirò mai, Columba; ma non importa.... non prendertene pensiero; va, sta tranquilla, non pensare a me.... Perchè t’è venuto in mente, adesso, di pensare a me?

— Io ci ho sempre pensato.... Sei tu che non mi volevi bene.... come io desideravo! Tu mi umiliavi sempre: io ero una donna ignorante, per te! Sì, sì, lo ero davvero; rimproverami pure,