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chè aspettava il ritorno del marito dall’ovile, e i due uomini serviti da Columba cominciarono a mangiare.
— Sì, ti dico, Zuampredu Cannas, una volta m’era venuta in mente l’idea di comprar cavalli e di rivenderli: tutti mi portavano a vedere le loro bestie e tutti cercavano d’ingannarmi. E uno non tinse il suo cavallo canuto, come fanno certe donne coi loro capelli, a quel che ho sentito raccontare?... Rido ancora pensandoci. No, figlio mio, ognuno deve fare il suo mestiere; ognuno deve calzare le scarpe che van bene al suo piede....
Il vedovo approvava, guardando di tanto in tanto le sue bisacce e sembrandogli che Columba fosse di cattivo umore perchè egli tardava a tirar fuori i doni.
L’arrivo del marito di Banna parve mettere un po’ d’allegria, intorno.
— E benvenuto sia lo straniero! — gridò stendendo al vedovo la sua rozza mano con le dita aperte. — Dove sono questi regali, di cui mia moglie parla notte e giorno a bocca aperta?
Banna, che lo seguiva, lo urtò alle spalle, ma Zuampredu si alzò felice e timido, per prender la bisaccia piccola, quella che sembrava di seta ricamata; la mise sopra una sedia e ne trasse un cofanetto d’asfodelo legato entro un fazzoletto rosso. Mentr’egli disfaceva i nodi strettissimi aiutandosi coi denti Banna pensava:
— Saranno i gioielli della sua prima moglie! — e il marito volendo al solito scherzare disse:
— Tu avevi lasciato in cucina quella bisaccia? Così si lascian queste cose?
— Era in luogo sicuro! — disse gravemente il fidanzato.
Ma il vecchio sospirò ostentatamente e come una nuvola si alzò davanti agli occhi di Colum-