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bisaccia di lana che gli serviva da coperta, e bastò questo movimento perchè il sonno se ne andasse via del tutto. Allora provò di nuovo quel senso di oppressione sotto il cui peso si era addormentato.
— Columba....
Sì, Columba era il suo pensiero fisso; tutto il resto oramai contava poco. Il passato era passato; l’avvenire per lui non esisteva. Se Columba si sposava e se ne andava, a lui non rimaneva che sonnecchiare anche camminando e ruminare i suoi pensieri come il vecchio cavallo ruminava l’erba...
Ma arriverà il giorno delle nozze e della partenza di Columba? È questo il pensiero che turba il vecchio. Columba è ancora sotto l’incubo della sua triste avventura con lo studente; ed è questa la malìa che opprime tutta la famiglia.... È come una pustola maligna, che dapprima sembrava una piccola puntura di spina di rosa e piano piano se incancrenita e non guarisce, sebbene curata con la pietra infernale....
Il nonno si agita sulla stuoia ricominciando a parlare a sè stesso.
— Vecchione, sai cosa ti dico? Subito col ferro rovente dovevi curare la piaga. Quando Banna ti disse che Columba riceveva di notte il figlio del capraio, tu dovevi frustarli entrambi con una corda di pelo. Invece hai lasciato fare; lo studente ti mancava di rispetto e la gente rideva di te e diceva: «fai bene a prenderti in casa un ragazzo allegro; egli farà volar via i tuoi soldi come il vento le foglie dell’albero!» E Giuseppa Fiore diceva: «Remundu Corbu ha peccati da scontare....»
A un tratto si levò la bisaccia dalla testa e spalancò gli occhi. Intorno era buio, ma egli vedeva ancora lì davanti al focolare il viso pal-