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no sedemmo io, il vecchio, il marito di Banna e un ospite di Tibi. Era un ricco pastore di quarant’anni, bello, colorito di viso, con una barba nera lucida e gli occhi castanei e dolci: ma aveva le gambe corte e il corpo grosso e se seduto a tavola aveva un aspetto imponente, alzandosi diventava ridicolo.

Il pranzo non fu allegro. Columba serviva a tavola, e l’ospite, vedovo da pochi mesi, parlava della moglie morta e sembrava afflitto anche per la mancanza di lei come massaia.

— Adesso la mia casa è come una capanna aperta a tutti i venti; ogni soffio porta via qualche cosa.

— Riprendi moglie, Zuampredu Cannas! — disse il vecchio. — Sei ricco, non hai figli. Qualunque donna, se tu la cerchi, si bacerà il gomito per l’allegria.

L’ospite guardò il vecchio sorridendo, ma non replicò.

Nel pomeriggio il marito di Banni venne a cercarmi e m’invitò ad andare con lui in giro per il paese. Aveva bevuto bene ed era allegro più del solito; con le saccoccie piene di pere secche e di mandorle fermava qualche bambino per offrirgliene e ridere con lui, ma di tanto in tanto si raccoglieva come immerso in un profondo pensiero e faceva segni e cenni parlando fra sè ad alta voce.

— Senti, fratello caro.... — cominciò due o tre volte, ma non proseguì.

Finalmente arrivati che fummo sulla piazza mi disse:

— Egli non ha figli, come me; solo che io posso sperare ancora di averne perchè mia moglie è lì, bella e scalpitante come una puledra, mentre lui moglie non ne ha. Di chi parlo, dici? Di Zuampredu Cannas, parlo! È ricco, che