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la porta chiusa | 81 |
le sembrava diverso, tutto bello e lieto come quando era bambina e giocava al sole, con cinque pietruzze, seduta sui gradini della porta del santuario.
Barcollando e inciampando cercò cinque pietruzze, sedette sui gradini e cominciò a farle saltare dalla palma al dorso della mano; poi le riprendeva sulla palma, ne metteva una sul gradino e mandava in aria le altre, e faceva in tempo a riprender quell’una ed a ricever le altre quattro assieme nel cavo della mano.
E rideva di piacere, ma aveva ancora sete, e ogni tanto andava ancora a bere, sempre vino, e tornava nel cortile, appoggiandosi al muro per non cadere.
Era un pomeriggio tiepido e azzurro: sul muricciuolo del cortile fioriva il biancospino, e dal posto ond’era seduta, l’ubbriaca vedeva i monti lontani, azzurri e verdognoli, marezzati come la stoffa del suo vestito da sposa che stava lassù nella casa com’era arrivato da Sassari.
Ma perchè il ricordo del vestito, e di tutto il resto non le dava più dolore? Le pareva che una porta si fosse spalancata davanti a lei, e al di là tutto era facile e bello. Rimase seduta sui gradini fino al tramonto: una sonnolenza piacevole la vinse; buttò le pietruzze e chiuse gli occhi.