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78 la porta chiusa


lita rilesse parola per parola la lettera, ma solo le frasi che l’avevano dapprima colpita rimasero chiare nel caos della sua mente. «Alla vigilia del matrimonio usiamo confessarci come alla vigilia della morte: permettimi dunque, Manuelina, ch’io mi confessi a te.» «Tu sei buona, tua madre è saggia e forte: voi mi capirete e mi compatirete.» «Io avevo un legame precedente: credevo potermene liberare, invece la donna minaccia uno scandalo.» «Sono un magistrato: comprometterei tutto il mio e il tuo avvenire.» «Forse più tardi,» «forse mi libererò.»

Immobile davanti alla finestra ella guardava il foglietto che tremava fra le sue mani come un’ala bianca: e la sua treccia enorme, attortigliata attorno al piccolo capo, sullo sfondo glauco dei vetri pareva una corona di spine nere.

La madre visse ancora tre giorni. Nel delirio pronunziava stentatamente qualche parola che si riferiva alle nozze, ai vestiti, alla partenza della diletta figliuola. La ragazza non piangeva. Aveva nascosto la lettera nella sua camera, ma per paura che qualcuno leggesse quello che a lei pareva l’estrema vergogna, la sentenza d’abbandono dell’elegante fidanzato che tutte le ragazze belle del villaggio le avevano invidiato, ogni tanto andava a vedere se