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68 | la porta aperta |
negò il saluto, ma gli volse le spalle e tornò indietro.
Simone rimase come istupidito. Si appoggiò al muro e rimase lì inchiodato, vinto da un pensiero angoscioso.
— Egli sa!
Poi andò dalla vedova Basìla e le disse:
— Ti pare, potresti farmi il pane e lavarmi e rattopparmi la roba? Fissa tu il compenso.
La vedova stava dritta davanti al focolare spento e si pettinava: i capelli folti e lunghissimi, d’un castano dorato, davano un’aureola di martirio al suo viso olivastro; ma vedendo Simone ella se li strinse sulle guancie e sul petto come un velo, e abbassò e sollevò la testa con atto minaccioso, mentre i suoi occhi verdastri scintillavano sotto le folte sopracciglia nere aggrottate.
— Tu hai già chi ti fa il pane e ti lava la roba! Esci di qui!
Egli andò via come un cane frustato e tornò ad appoggiarsi al muro.
— Ella sa!
Egli passava i giorni così, appoggiato al muro, spesso limando con un coltellino il suo bastone di noce, o qualche tappo, o qualche fuscello, ma più spesso senza far niente. Neppure nei suoi più tristi tempi era vissuto così stupidamente. Vedeva sempre davanti a sè gli occhi minacciosi della vedova, e provava un malessere quasi fisico quando pensava che Basìla era caduta in miseria e in mala