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la porta aperta 65


contro come Maria e Cristo nelle strade del villaggio.

— Fra pochi minuti la processione sarà qui; — pensò Simone, e si mosse; ma camminava rasente al muro; aveva paura di attraversare la chiesetta, per entrare nell’orticello, e di passare davanti al Cristo morto steso sul pavimento fra i quattro lumini ed i quattro germogli di grano.

A un tratto, arrivato davanti alla porta dello zio, trasalì. La porta era aperta; qualcuno era dunque in casa ed era inutile andare avanti. Egli tornò indietro e si appoggiò di nuovo al muro. Ma chi poteva esserci in casa dello zio? I servi, contadini e pastori, non tornavano che al sabato sera; il prete e la vedova eran dietro la processione. Egli s’avanzò di nuovo fino alla porta, picchiò, chiamò:

— Basìla! Basìla!

La sua voce si perdette nell’interno della casa già buia, come dentro una grotta. Egli entrò, chiuse la porta, si slanciò su per le scale, attraversò gli stretti corridoi, trovò la sporgenza del muro, trovò la chiave, aprì, fu nella camera dello zio. Gli pareva un sogno. La finestra era chiusa; un lumino come uno dei quattro del Cristo morto ardeva davanti all’immagine dei Santi Martiri. Essi erano tanti, uomini, donne, vecchi, fanciulli, ma tutti guardavano in su, e i loro volti erano soavi, e Simone non ebbe paura di loro. Al chiarore verdastro della lampadina si curvò