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48 il cinghialetto


Giorni sereni passavano per i due amici; il cinghialetto grufolava nel cortile roccioso che gli ricordava la montagna natia, e il bambino si sdraiava al sole e imitava il grugnito della bestiuola.

Un giorno passò nel viottolo una bella paesana alta ed agile e bianca e rossa come una bandiera, seguita da un ragazzetto il cui viso roseo pareva circondato da un’aureola d’oro.

Vedere il cinghialetto e gridare:

— Oh che bellino! Lo voglio! — fu tutt’una cosa per il bel fanciullo dai capelli d’oro. Ma il cinghialetto filò dritto in cucina e dentro il forno, mentre il suo padrone s’alzava, nero nel sole, minaccioso.

— È tuo? — domandò la paesana.

— Mio.

— Dammelo; ti dò una lira, — disse il signorino biondo.

— Non te lo dò neanche se crepi.

— Maleducato, così si parla?

— Se non te ne vai ti rompo la testa a colpi di pietra....

— Pastoraccio! Lo dirò a papà....

— Andiamo, andiamo, — disse la paesana, — glielo dirò io a sua madre.