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36 | un grido nella notte |
ramo al primo cantar del gallo. Quante feste ci siamo godute! Ella non aveva paura di attraversar di notte i boschi e i luoghi impervî; e in quel tempo ricordate, fratelli miei, in terra di Sardegna cinghialetti a due zampe. ohiò! ce n’erano ancora: ma di questi banditi qualcuno io lo conoscevo di vista, a qualche altro avevo reso servigio, e insomma paura non avevamo.
Ecco, Franzisca aveva questo ch’era quasi un difetto: non temeva nessuno, era attenta, ma indifferente a tutto. Ella diceva: ne ho viste tante, in vita mia, che nulla più mi impressiona, e anche se vedessi morire un cristiano non mi spaventerei. E non era curiosa come le altre donne: se nella strada accadeva una rissa, ella non apriva neanche la porta. Ebbene, una notte ella stava ad aspettarmi, ed io tardavo perchè la cavalla m’era scappata dal podere ed ero dovuto tornare a piedi. Oh dunque Franzisca aspettava, seduta accanto al fuoco poichè era una notte d’autunno inoltrato, nebbiosa e fredda. A un tratto, ella poi mi raccontò, un grido terribile risuonò nella notte, proprio dietro la nostra casa: un grido così disperato e forte che i muri parvero tremare di spavento. Eppure ella non si mosse: disse poi che non si spaventò, che credette fosse un ubbriaco, che sentì un uomo a correre, qualche finestra spalancarsi, qualche voce domandare «cos’è?» poi più nulla.
Io rientrai poco dopo; ma lì per lì Fran-